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La tutela della salute e dell’integrità dei lavoratori sul luogo di lavoro è garantita, tra le altre cose, dai Dispositivi di Protezione Individuale. In particolare, i DPI di terza categoria sono degli strumenti che, come quelli di altre categorie, mirano a proteggere da infortuni e incidenti ma, a differenza di questi, sono necessari quando le mansioni svolte possono comportare gravi danni per i lavoratori stessi.
L’utilizzo dei DPI è imposto quando le altre misure di prevenzione non sono attuabili e la possibilità di ridurre i rischi alla fonte dipende dal loro corretto uso. L’art. 11 del D.Lgs. 81/2008 stabilisce, infatti, che i DPI devono essere impiegati “quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro”.
Se i DPI di prima e seconda categoria proteggono i lavoratori rispettivamente da rischi minimi e da rischi più significativi a mani, occhi,viso, braccia e gambe, i DPI di terza categoria sono richiesti nelle situazioni più rischiose che possono comportare per la persona gravi lesioni, anche permanenti, se non addirittura la morte. Scopriamoli nel dettaglio.
Qualora la mansione dei lavoratori comporti il rischio di subire un grave danno per la propria salute e incolumità, i DPI di terza categoria assicurano il massimo livello di protezione.
Questi strumenti, in particolare, proteggono:
Come specificato dal D.Lgs. 81/2008, l’obbligo dei DPI di terza categoria è obbligatorio in alcuni ambienti lavorativi, mentre in altri il loro utilizzo è a discrezione del datore di lavoro e dei lavoratori stessi, in base alle specifiche situazioni.
In ogni caso, tutti gli strumenti di protezione individuale devono garantire i risultati per i quali vengono utilizzati; devono quindi possedere una serie di requisiti senza i quali il loro utilizzo è vietato.
Tutti i DPi di III categoria devono:
Sempre in riferimento al D.Lgs.81/2008, l’art. 11 stabilisce che “in caso di rischi multipli che richiedono l’uso simultaneo di più DPI, questi devono essere tra loro compatibili e tali da mantenere, anche nell’uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio e dei rischi corrispondenti”.
Il corretto utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale di terza categoria assolve a differenti funzioni, perlopiù di protezione, in presenza di sostanze o particolari situazioni di lavoro:
È quindi possibile raggrupparli in tre categorie:
Sono DPI di terza categoria anche quelli che proteggono i lavoratori da pericoli legati a immersioni subacquee e ad esposizione a radiazioni, fiamme e tensioni elettriche.
Tutti i lavoratori che utilizzano queste attrezzature devono ricevere adeguata formazione. È l’art.77 del D.Lgs. 81/2008 a normare l’attività formativa, stabilendo per il datore di lavoro l’obbligo di fornire, oltre alla formazione, anche uno specifico addestramento sul loro uso corretto, qualora necessario. L’obbligo di addestramento vale per tutti i DPI che, ai sensi del decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475, appartengono alla terza categoria.
I lavoratori devono quindi essere informati anche su come indossare i DPI, come pulirli e manutenerli; inoltre, devono sapere quando è il momento di sostituirli.
Quest’obbligo del datore di lavoro si inserisce in un quadro più ampio di doveri a cui adempiere nei confronti del personale.
Se è vero che l’attività formativa è obbligatoria, non è però specificata la durata del corso per completare tale formazione. È il datore di lavoro, infatti, insieme al Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP), a definire i DPI utilizzati nella propria azienda e al tipo di formazione da sottoporre ai lavoratori.
Generalmente, ogni corso sull’uso dei DPI di terza categoria prevede una parte teorica e una pratica. Potendo differenziarsi in base alla tipologia da svolgere, può anche essere inclusa all’interno di altri corsi di formazione, come quello per lavori in quota o quello legato all’utilizzo dei DPI in spazi confinati.
La revisione dei DPI di 3a categoria deve avvenire con cadenza annuale, come previsto dalla normativa vigente D.Lgs.81/08, D.Lgs 475/92 e norma UNI EN 365:2005.
Il datore di lavoro deve anche assicurare una corretta manutenzione e ispezione di ogni DPI, effettuando la dovute riparazioni o sostituzioni quando necessario. In particolare:
Il datore di lavoro deve garantire il corretto mantenimento e funzionamento di tutti i DPI, dando priorità a quelli di protezione collettiva. Spetta a lui, inoltre, ridurre al minimo le attività ad alto rischio, in modo da contenere i pericoli annessi.
Infine, il datore di lavoro deve preparare adeguatamente l’ambiente di lavoro, stabilendo e assegnando gli incarichi, le competenze e le attrezzature per tutti i lavoratori.
Dall’altro lato, i lavoratori hanno l’obbligo di usare correttamente i DPI assegnati, rispettando procedure e misure di sicurezza.
Il progetto nazionale Parallelo45, promosso da Federsicurezza Italia, nasce con l’obiettivo di fornire ad aziende e lavoratori percorsi formativi a norma di legge, con soggetti formatori certificati. Attraverso la collaborazione sinergica di un network nazionale di centri di addestramento, possiamo garantire ai lavoratori una formazione pratica erogata con metodi esperienziali di altissimo livello. Se stai cercando un supporto sull’utilizzo dei DPI di terza categoria, contattaci senza impegno e sapremo consigliarti il centro di addestramento più vicino a te.
Secondo la definizione di una guida operativa pubblicata dall’ex ISPESL nel 2008, a seguito dell’emanazione del D.Lgs. 81/2008, l’ambiente confinato è definito come “uno spazio circoscritto, caratterizzato da limitate aperture di accesso e da una ventilazione naturale sfavorevole, in cui può verificarsi un evento incidentale importante, che può portare ad un infortunio grave e mortale, in presenza di agenti chimici pericolosi (ad esempio gas, vapori, polveri)”.
Le cause di pericolo possono essere:
– Carenza di ossigeno
– Atmosfere esplosive o tossiche
– Elevate temperature ambientali
– Presenza di contaminanti
Aggiungiamo che tali ambienti non sono stati pensati e realizzati per lo stanziamento dei lavoratori, in quanto possono essere accessibili per interventi lavorativi occasionali, ordinari o straordinari, come l’ispezione, la manutenzione, la riparazione, la pulizia dell’ambiente o di parte di esso, per l’installazione di determinati apparecchi o per lavorazioni particolari o comunque tali da non richiedere la presenza stabile di persone.
Alcuni esempi di ambienti confinati possono essere:
– Reti fognarie
– Cisterne interrate o seminterrate
– Pozzi e tubazioni
– Gallerie
– Scavi
– Locali tecnici interrati a servizio di piscine
– Altre cavità
Ogni azienda, prima di iniziare i lavori e di far accedere i propri lavoratori all’ambiente confinato, deve elaborare un’apposita procedura di sicurezza, in modo da eliminare o ridurre al minimo i rischi dell’attività.
Tali rischi, a cui può andare incontro durante le fasi operative, possono essere di tre tipologie:
– Rischi legati alla presenza di fattori dannosi per l’organismo
– Rischi legati alla potenziale caduta dall’alto, in caso di lavori in quota
– Rischi legati all’impossibilità di uscire e di rimanere bloccati nello spazio confinato
Per evitare tutti questi rischi, oltre a utilizzare i DPI di III categoria per gli spazi confinati, tutti i lavoratori devono adottare le misure minime di sicurezza previste dal DPR 177/2011 già citato.
I DPI di terza categoria, fondamentali per proteggere il lavoratore da danni gravi o permanenti, quali la morte o danni alla salute irreversibili, devono essere scelti in base alle attività da svolgere e all’ambiente di lavoro. Negli spazi confinati, si considerano essenziali i seguenti:
– Elmetti con allaccio sottogola
– Imbracature di sicurezza
– Autorespiratori
Oltre ai DPI, anche le attrezzature specifiche rivestono un ruolo essenziale per poter operare in sicurezza:
– dispositivi di ancoraggio o linee vita, di tipo fisso o provvisorio
– connettori
– cordini e funi
– dissipatori di energia
– dispositivi retrattili
– dispositivi anticaduta di tipo guidato
– rilevatori di gas
– ecc.
Dato che il lavoro in ambienti confinati espone i lavoratori e l’azienda al rischio di mancata assistenza in caso di infortunio, malore o emergenza, il D.Lgs. n.81/2008 stabilisce anche la necessità, per gli addetti, di seguire una formazione e un addestramento adeguati.
Prima di iniziare l’attività, il lavoratore deve partecipare a un corso di formazione, per renderlo consapevole delle situazioni pericolose e delle norme di sicurezza da rispettare.
A cosa serve, quindi, questo tipo di formazione e addestramento pratico?
– Ottenere informazioni sulla prevenzione dei rischi e sulla sicurezza sul lavoro
– Aggiornarsi sulle misure da adottare per evitare incidenti
– Imparare a indossare e gestire correttamente i DPI di III categoria
– Saper riconoscere i rischi e gestire le situazioni pericolose
– Esercitarsi sulle corrette procedure di accesso, lavoro, gestione del rischio e recupero in emergenza
– Garantire un ambiente sicuro e produttivo nel medio-lungo periodo
Così come la formazione specifica per lavori in quota, anche la formazione legata agli spazi confinati e ai DPI di III categoria ha l’obiettivo di creare un ambiente di lavoro sicuro sotto ogni punto di vista. Da ricordare, infatti, che la normativa in questo ambito si applica non solo ai lavoratori interessati dell’azienda in cui è presente la situazione di spazio confinato, ma anche alle ditte che vengono chiamate a svolgere qualsiasi intervento in subappalto.
Come abbiamo visto, il D.Lgs. n.81/2008 rende obbligatori formazione e addestramento pratico per i DPI di terza categoria in spazi confinati. Pur non esistendo una norma specifica che impone il monte ore di tale formazione, è necessario seguire un corso teorico-pratico in fase iniziale ed eventualmente un aggiornamento periodico per rinnovare le proprie competenze. Resta in capo al datore di lavoro la scelta dei migliori Dispositivi di Protezione Individuale.
Il progetto nazionale Parallelo45, promosso da Federsicurezza Italia, nasce con l’obiettivo di fornire ad aziende e lavoratori percorsi formativi a norma di legge, con soggetti formatori certificati. Attraverso la collaborazione sinergica di un network nazionale di centri di addestramento, possiamo garantire ai lavoratori una formazione pratica erogata con metodi esperienziali di altissimo livello. Se stai cercando un corso per lavori in quota su funi, contattaci senza impegno e sapremo consigliarti il centro di addestramento più vicino a te
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